Museo Internazionale del Design Ceramico: MIDeC

Il museo di Cerro e il glorioso passato della ceramica di Laveno

Per oltre un secolo, e fino agli anni ’80, Laveno era uno dei centri principali della produzione di ceramica. Nella maggior parte delle case degli italiani i sanitari erano firmati Pozzi-Ginori e arrivavano dalla cittadina sul Lago Maggiore. La ceramica di Laveno conobbe un notevole successo soprattutto nel periodo fra le due guerre, grazie alla direzione artistica di personalità come Guido Andlovitz e Antonia Campi, i quali idearono pezzi molto richiesti sia per funzionalità che per pregiata bellezza.

La testimonianza di questo glorioso passato e la storia manifatturiera del territorio si possono ripercorrere nelle sale del Museo della Ceramica di Cerro, nella suggestiva cornice del cinquecentesco Palazzo Perabò con il suo bellissimo cortile interno porticato.

 

Un po’ di storia

Palazzo Perabò fu costruito per volere dei conti Guilizzoni di Cerro alla fine del 1500, quando la famiglia cerrese ottenne la Signoria di Contea.

Il palazzo, nel corso dei secoli, passò di proprietà varie volte, fino a che non fu messo all’asta e acquistato da Don Leopoldo Perabò. Quest’ultimo trasformò l’edificio in un ente morale. Dopo la morte del Perabò il palazzo fu utilizzato per gli scopi più vari: ospizio, scuola, ambulatorio, istituto agrario.

Questo fino al 1968, quando il comune di Laveno comprò il palazzo con l’idea di destinarlo alla raccolta della pregiata produzione ceramica del paese. Il 9 Maggio venne inaugurato il museo che fu chiamato Civica Raccolta di Terraglie. Il MIDeC è un museo di arte applicata: con questo termine si indica una sede espositiva che conserva oggetti di artigianato, ma può custodire anche prestigiose collezioni di design.

Oggi il cortile fa anche da scenografica location a concerti, corsi, workshop e inaugurazione di mostre temporanee.

 

Io e Brigitte, amica e volontaria presso il museo, abbiamo appuntamento con il Presidente dell’associazione Amici del MIDeC, Vittorio Veneziani, e con il Direttore Artistico del museo Lorenza Boisi. L’ingegnere Vitttorio Veneziani ha lavorato presso la fabbrica, per lui è un pezzo di vita e la sua passione continua nella cura e nella divulgazione di questo piccolo gioiello sul Lago Maggiore.

Lorena Boisi, artista lei stessa, ha un ricco percorso di studi in Italia e all’estero che l’hanno condotta dal CERCCO di Ginevra, in Svizzera, a Villa Arson, in Francia, fino alla KABK – Accademia Reale di Olanda a L’Aia.

Con il loro impegno e l’aiuto preziosissimo dei volontari cercano di dare sempre nuova vita al museo, di divulgarne la presenza sul territorio come testimonianza storica industriale e poi artistica qui sul Lago Maggiore, in un continuo e incessante lavoro in cui passato e contemporaneità si intrecciano in maniera estremamente armoniosa.

Dopo un’interessantissima presentazione storica-artistica  del museo, della fabbrica, della ceramica dei tempi andati e quella attuale fatta a due voci, abbiamo un quadro generale molto chiaro e siamo pronte per la visita guidata.

 

La visita

Nelle sale del piano superiore è visibile la collezione permanente, composta da opere provenienti dalla Società Ceramica Italiana Richard-Ginori, dalla donazione Scotti-Meregalli, dalla donazione Franco Revelli e da altre donazioni private.

Nel passare di sala in sala si attraversano modi e mode del Novecento: dallo stile floreale di inizio secolo all’Art Decò degli anni ’20, caratterizzata da motivi geometrici, passando per i prodotti dalle linee pulite ed eleganti realizzati sotto la direzione di Guido Andlovitz negli anni ’30 e ’40 e finendo con la fantasia smisurata di Antonia Campi tra gli anni ’50 e ’70, che realizzò diversi capolavori insigniti anche da riconoscimenti internazionali.

 

Nella Sala Vittorio Longobardi, oltre a opere che vanno da inizio ‘900 agli anni ‘30, si possono ammirare 17 bellissimi portaombrelli dai colori vivaci decorati a mano sopra o sotto vernice e dai dettagli raffinati e particolari.

Nella Sala Luciano Scotti si trovano i primi piatti in stile Liberty di Andlovitz e uno dei pezzi forti del museo: il grande piatto da parete raffigurante la Vergine col bambino e San Giovannino.

Si prosegue nella sala dedicata produzioni di fine ottocento come servizi da tè, alcuni vasi “boule” e il servizio Reale creato appositamente per casa Savoia, smaltata in blu cobalto (detto blu cobalto di Laveno) e profilo in oro mat di particolare pregio.

Il servizio prodotto nei primi anni del novecento appositamente per Casa Savoia, venne esposto alla I° Mostra Internazionale delle Arti Decorative di Monza e il giorno dell’inaugurazione fu offerto al Principe ereditario.

Nella Sala Giulia Casanova Scotti si assiste al passaggio di gusto fra il Liberty e il Decò, come ci spiega Vittorio, con Scotti e Andlovitz la ceramica italiana “esplode”.

Si “transita” nella Sala Marco Constantini dove è possibile vedere un torchio calcografico. Leggo: “ll disegno veniva in origine inciso su una piastra di rame, in seguito inchiostrata, sopra la quale si sovrapponeva uno strato di carta di riso denominato “transfer”. Tramite l’azione meccanica del torchio, l’immagine veniva impressa sul tranfer e poi apposta al pezzo da lavorare”.

In evidenza il servizio da birra con vedute di castelli e scorci del Lago Maggiore realizzati da Costantini e diversi suoi disegni.

Nella Sala Guido Adlovitz viene celebrata la figura del primo direttore artistico della SCI con la quale collaborerà per quasi quarant’anni. Opere con smalti stupendi e, al centro della sala, il servizio “Vecchia Milano” (1926/27) decorato con vedute del Lago Maggiore e di Laveno.

Nella sala è presente un bellissimo camino originale e sulla volta vi è un dipinto con amorini.

La sala successiva presenta alcuni pezzi della donazione Ravelli, pezzi di Adlovitz e persino sanitari ottocenteschi provenienti da Laveno ma anche da Francia e Inghilterra.

All’interno della Sala Antonia Campi vi è una raccolta di pezzi dell’artista tra arte e design. Antonia Campi, una delle poche donne protagoniste della storia della ceramica italiana, prosegue il lavoro di Andlovitz alla SCI prima progettando articoli di fantasia, oggetti di serie limitate, pezzi unici, che le valgono un grande successo di critica e pubblico.

Crea anche una serie di oggetti di grande innovazione stilistica, dalle linee quasi futuristiche, i cui esempi migliori sono forse quelli privi di decorazione, tra cui possiamo certamente annoverare il famoso vaso globulare, denominato vaso 1316 o vaso spaziale, messo in produzione nel 1936 e considerato un vero capolavoro dell’arte ceramica del Novecento europeo, che è stato esposto anche al MoMa di New York.

 

Le mostre temporanee

Il MIDeC non è solo conservazione ma anche valorizzazione della tradizione ceramica. Negli ultimi anni, infatti, il Museo Internazionale del Design Ceramico organizza e promuove mostre e iniziative con artisti contemporanei che usano la ceramica come mezzo espressivo.

Durante la nostra visita guidata con Vittorio, possiamo anche ammirare la mostra temporanea E’ sempre l’ora del Tè”, curata da Lorenza Boisi che raccoglie una selezione di opere ceramiche di cinque autori contemporanei che, in un approccio estremamente libero e sperimentale, avvicinano la tematica del “servizio da tè” o delle sue parti.

Si parte dall’uso quotidiano, per giungere ad una dimensione del design di pezzo unico, che infrange la norma dell’usabilità e affermarsi invece come oggetto scultoreo e inserendosi in un rito, quello del tè che è una vera tradizione e cultura in diverse parti del mondo.

“E’ sempre l’ora del tè, e negli intervalli non abbiamo tempo di lavare le tazze – rispose il Cappellaio”

Lewis Carol, Alice nel Paese delle Meraviglie

 

Si prosegue con una sala dedicata ad un unico autore, qui nella mostra di Samuele Bonomi, vengono esposti estratti della sua produzione recente, come vasi globulari e gioielli ceramici che riuniscono eleganza, preziosa fragilità e originalità. E quelle forme e quei colori della terra che a me piacciono tantissimo.

Ma ancora non è finita, tornati al piano terra ci “tuffiamo” letteralmente nella mostra Bellissima Statua Sommersa – tesori da una collezione. In questi spazi sono riunite, in un gioco figurale e linguistico, opere della collezione MIDeC che non trovano collocazione permanente nelle sue sale.

Bellissime sculture, accompagnate da filmati con riprese subacquee nel blu più profondo che risultano essere quasi ipnotiche, e da suoni acquatici molto rilassanti che regalano un’atmosfera surreale e suggestiva: come ritrovarsi in un luogo perduto nell’abisso che richiama il mito di Atlantide. Come un misterioso forziere che racchiude al suo interno ricchi tesori.

Concludiamo la nostra bellissima visita nel giardino del palazzo, dove sotto un pergolato sono esposte alcune sculture del museo e che prossimamente lo vedrà cornice di altre opere come ci racconta Vittorio.

 

Questo piccolo museo è una splendida occasione per visitare uno dei templi della ceramica italiana ed avvicinarsi ad un’arte antica che rende preziosa e nobile la vita moderna. Un tuffo nella memoria ed uno sguardo al futuro nel nome di un’arte senza tempo, dove ogni pezzo ha un segreto da rivelare *_*

 

 

Un grazie enorme a Vittorio e Lorenza per la loro disponibilità, professionalità e per averci trasmesso tutta lo loro passione per il mondo della ceramica e questo luogo stupendo!

 

 

Info pratiche

Dove: Lungolago Perabò 5 – Cerro di Laveno Mombello

Come arrivare: da Milano prendere l’autostrada A8 uscita laghi di Sesto Calende, prendere la SP69 per Laveno Mombello. Seguite il lago a nord fino a Cerro. Girare a sinistra per arrivare al lago, una volta arrivati a Palazzo Perabò, sede di Midec è ben visibile sulla destra. Per chi arriva da Varese, invece percorrere la SP1 Schiranna fino a Gavirate, proseguire sulla nuova SP1 che porta a Laveno. A Laveno seguire il lago verso sud. Il primo paese è il Cerro. Girare a destra per arrivare al lago, una volta lì Perabò Il Palazzo, sede di Midec è ben visibile sulla destra

Orari: venerdì, sabato e domenica 10-13, 14:30-17 (ultimo ingresso 30 minuti prima dell’orario di chiusura)

Ingresso: intero 5€, ridotto 3€ per over 65, studenti 14-26 anni, per gruppi di almeno 26 persone, gratuito per i bambini o ragazzi fino a 14 anni e diversamente abili, ridotto 4€ per i gruppi di minimo 10 massimo 25 persone. Le visite guidate sono disponibili su prenotazione

Per ulteriori approfondimenti e per info sulle mostre in corso consultare il sito web della struttura https://midec.org/

Oppure la pagina facebook del museo.