“Le Forme dell’INDIA”: contraddizioni di un paese affascinante e complicato

“Questo non è il racconto di un viaggio in India, perché in India non si viaggia. Si precipita”

Alessandro Cassinis

 

Silvio Grocchetti, autore del libro edito da Alpine Studio, è precipitato in un mondo molto più sfaccettato di quanto possa apparire in un primo momento. L’India è un è uno dei paesi più grandi, popolosi, affascinanti e soprattutto contraddittori del globo, un paese che affascina, seduce, e spesso può anche spaventare per le sue enormi differenze sociali.

“Le forme dell’India” è il racconto estremamente profondo della sua esperienza di tre mesi in India. Ma non si può definire questo libro solo un racconto di viaggio tra Agra, Mumbai e Varanasi, è molto di più.

Se si vuole vivere l’India a pieno, ci trasmette Silvio, bisogna entrare in punta di piedi in una cultura sì affascinante, ma difficile, spesso crudele ai nostri occhi occidentali tanto che non ne afferiamo fino in fondo il significato.

Silvio si immerge nelle viuzze e nelle stradine di terra battuta dei paesi indiani, in una gerarchia sociale antica e rigida, in tradizioni e in un reticolo di rapporti di difficile comprensione e che a volte fa fatica ad accettare.

Attraverso le sue parole racconta la povertà, la condizione della donna, il sistema delle caste, il lavoro, la religiosità, una realtà totalmente fuori dagli schemi a cui siamo abituati.

Un’esperienza che presuppone lo spogliarsi completamente dai preconcetti, un viaggio non solo fisico, ma anche spirituale: le sensazioni ed emozioni provate sul suolo indiano scavano dentro il cuore e l’anima di Silvio facendo nascere domande, incomprensioni e scontrandosi con la visione meramente occidentale che si ha delle cose.

Fin da quando il giovane ricercatore occidentale atterra a Patna, nel Bihar, in un giorno rovente di luglio, ci si ritrova lì con lui sul sedile dell’auto che deve portarlo a Bhangalpur. E così per tutto il viaggio, dal Nord-Est alla costa occidentale del paese, tra un susseguirsi di incontri e storie agli antipodi: dagli stupri agli aborti, dal villaggio che pianta dieci alberi di mango ogni volta che nasce una bimba, per assicurarle una dote e salvarle la vita, al Sheroes’Hangout di Agra, un locale poco distante dal Taj Mahal, dove otto donne sfregiate dall’acido lavorano servendo ai tavoli trovando il coraggio di mostrare le proprie ferite, cicatrici fisiche e dell’anima.

Frammenti, squarci e immagini della sua quotidianità indiana.

Onesti, trasparenti, forti.

 

Storie, luoghi, pensieri e sensazioni che scuotono e fanno riflettere, dove lo sguardo al diverso può superare le barriere create dal pregiudizio, riuscendo a cogliere la bellezza anche dove meno ci si aspetterebbe di trovarla.

 

 

“La mia mente, inizio a intuire, è armata delle sole forme fatte a immagine e somiglianza dell’ambiente in cui sono cresciuto, attraverso le quali posso inquadrare dinamiche sociali e culturali più o meno complesse, così da destrutturarle e comprenderne gli elementi costitutivi, ma pur sempre derivanti da logiche comuni: comuni in Occidente. Forme, in sostanza, occidentali, occidentalizzate e occidentalizzanti”

Silvio Grocchetti