ANDY WARHOL Serial Identity al MA*GA di Gallarate

Lo splendido Museo MA*GA di Gallarate ospita un’ampia antologica a colui che ha radicalmente mutato il modo di vedere e percepire il nostro mondo, uno dei vertici assoluti dell’arte e della cultura del Novecento, il genio e padre della Pop Art Andy Warhol!

Dai celebri ritratti dai colori sgargianti alle installazioni video, oltre duecento opere portano alla scoperta di un artista poliedrico e geniale!

C’è tutto l’Andy Warhol che ci si aspetta, e persino molto, molto di più! 😍

C’è tutta la vita, il tempo, il viaggio di Andy in questa fantastica mostra, dagli anni 50 alla metà dei formidabili 80 come vengono chiamati, fra amore, morte e sperimentazione perché, come disse la critica Lea Vergine, la pop art è drammatica 😉

 

 

Andy Warhol

Andy Warhol, pseudonimo di Andrew Warhola, nasce a Pittsburgh il 6 agosto del 1928 ed è stato una figura emblematica della arte americana. Padre della Pop Art, pittore, sculture, fotografo, cineasta e produttore di gruppi musicali cambia l’idea stessa di artista, che per la prima volta divenne imprenditore di sé stesso. Timido e ossessionato dall’idea di ritenersi brutto, Warhol era dotato di un’abilità comunicativa non comune e di una grande capacità di osservazione, tutte abilità che gli permisero di trasformare la propria vita e costruire un’immagine di “divo” prima che di artista.

Dietro questo “divo”, tuttavia, si celava una personalità ben più timida ed elusiva. Da una parte l’uomo e dall’altra l’artista con indosso una maschera per mantenere le giuste distanze dal mondo, dall’altra l’uomo e le sue debolezze.

Un giovane artista che precocemente esce dagli schemi affrontando l’immagine pubblicitaria in modo non convenzionale, con immediatezza, tagliandola, ingrandendola, facendola diventare viva nella sua incompiutezza. Nel 1962 inizia a utilizzare la tecnica di stampa impiegata nella serigrafia, rivolgendo l’attenzione alla riproduzione di immagini comuni, che diventano poi “icone simbolo” del suo tempo.

E’ l’uomo che ha dato vita ad un’autentica rivoluzione, trasformando in arte qualsiasi prodotto trovasse sullo scaffale di un centro commerciale!

Warhol sperimenta i linguaggi, le tecniche, gli ampi codici della comunicazione di massa trascinandoli nel suo universo e reinventandoli con una cifra stilistica estremamente riconoscibile, in ogni campo dell’espressione e della ricerca creativa, nella produzione seriale di opere serigrafiche, nella realizzazione di film sperimentali, nell’editoria, nella fotografia, nell’utilizzo spregiudicato dei mass-media.

La sua arte prende spunto dal cinema, dai fumetti, dalla pubblicità, senza alcuna scelta estetica, ma come puro istante di registrazione delle immagini più note e simboliche. E l’opera intera di Warhol appare quasi un catalogo delle immagini-simbolo della cultura americana: si va dal volto di Marilyn Monroe alle inconfondibili bottigliette di Coca Cola, dal simbolo del dollaro ai detersivi in scatola, dagli hamburger alle lattine di zuppa Campbell e così via.

Negli anni successivi decide di abbracciare un progetto più vasto, proponendosi come imprenditore dell’avanguardia creativa di massa. Per questo fonda The Factory, il primo celebre studio di New York aperto nel ‘63 sulla 47ma strada, che può essere considerata una sorta di officina di lavoro collettivo.

Da qui passano le menti più brillanti e aperte della Grande Mela come i cantanti Jim Morrison, Bob Dylan e David Bowie, lo scrittore e attore Truman Capote, o ancora gli artisti Jean-Michael Basquiat e Keith Haring. Ed è alla Factory che si svolgono feste glamour e all’avanguardia, dove vengono girati i primi film di Warhol e dove chiunque voglia trasgredire la monotonia quotidiana può rifugiarsi in quello spazio in cui è possibile fare letteralmente tutto.

Dopo aver riportato gravi ferite da arma da fuoco per mano della folle femminista Valerie Solanas, unico membro della S. C. U. M. (Society for Cutting Up Men), che il 3 giugno 1968 sparò a Andy e al suo compagno di allora Mario Amaya, l’eclettico artista decide di ridurre lentamente la sua presenza sulla scena pubblica in quanto il terribile evento lascia un segno indelebile nella sua vita…

Warhol muore nel 1987 in un ospedale di Manhattan, dopo un intervento chirurgico. A distanza di anni, la sua arte continua ad essere viva e attuale ai nostri occhi, n ogni oggetto di consumo quotidiano come in ogni sguardo dei protagonisti da lui celebrati.

Perché Andy ha saputo condurre la sua professione ed esistenza verso un universo creativo del quale era allo stesso tempo ideatore, regista e protagonista assoluto.

Ps: questi scatti di Bob Adelman che lo ritraggono li ho adorati!! 😍

 

“C’erano almeno tre Andy Warhol: quello meno conosciuto, Andrew Warhola che conversava con sua madre in una sorta di gergo ceco-inglese e che andava in chiesa con lei. Il secondo era l’Andy portavoce internazionale della risposta pop a un mondo dominato da nuove tecnologie. Il terzo aspetto era quello dell’artista Andy Warhol: un pittore capace di mantenere in equilibrio una molteplicità di significati contraddittori”

Henry Geldzahler

 

La New York di Andy Warhol

Anche se originario di Pittsburg, Warhol sceglie New York come sua città 💛

Vediamo insieme alcuni dei luoghi a cui era legato 😉

Uno dei suoi primi appartamenti è al secondo piano sopra la Hook and Ladder Company Firehouse, una caserma di pompieri sulla 159 East 87th Street. Il suo studio è distante due isolati, al 1342 Lexington Ave. Ci vive dal 1962 al 1963 per soli $ 150 al mese.

La famosa The Factory, epicentro artistico e sociale per l’artista e i suoi amici, cambia spesso location nel corso degli anni pur rimanendo un punto di riferimento di particolare interesse culturale.

Il famosissimo Chelsea Hotel è stata la location in cui Andy Warhol and Paul Morrissey “Chelsea Girls”, un film sulla Factory e sulla vita dei molti artisti che vivevano qui.

Lo Studio 54 invece è un’icona della vita notturna di New York dell’epoca, frequentato da Warhol e da tutti i suoi amici e da tutto il suo entourage.

Si dice anche che Andy, prima di diventare famoso, frequentasse spesso il Serendipity 3 e che in principio pagasse i conti con i suoi disegni.

E ancora pare che nelle suite del lussuoso Four Seasons Hotel New York si trovino delle sue opere d’arte, come i suoi famosi e tanto amati fiori.

 

Andy Warhol Serial Identity: la mostra

La mostra Andy Warhol Serial Identity, curata da Maurizio Vanni ed Emma Zanella racconta la multiforme e ricca produzione del padre della Pop Art americana e nasce dal desiderio non tanto di ordinare cronologicamente e in chiave biografica l’attività dell’artista, quanto piuttosto di indagarne la molteplicità di linguaggi e di interpretazioni, l’incessante ricerca di ambiti espressivi nuovi e particolarmente innovativi, la capacità di scavalcare la tradizionale contrapposizione tra arte alta e popolare e soprattutto la dichiarata presenza di un evidente sovrapposizione tra i vari Warhol: uomo, artista, imprenditore, scrittore, fondatore di riviste, di televisioni e programmi televisivi, scenografo, regista, produttore cinematografico e musicale, uomo di spettacolo, icona pop.

Sono oltre duecento le opere, provenienti da collezioni private e da istituzioni internazionali come The Andy Warhol Museum di Pittsburgh, città natale dell’artista, e l’archivio di Ronald Nameth, che propongono un itinerario che ripercorre l’intero universo creativo di Warhol, dai primi disegni realizzati per l’editoria e la moda, alle più importanti opere pop dove i protagonisti principali sono i personaggi celebri, come musicisti, registri, designer, politici, attori, ai brand commerciali delle grandi aziende, diventati icone di un nuovo modo di vivere e di consumare.

La mostra intreccia in modo impeccabile diversi livelli narrativi e porta i visitatori a cogliere gli aspetti meno scontati della sua opera: la ricerca di identità sempre diverse che l’artista voleva dare di sé, l’ansia di sperimentazione dei linguaggi artistici che fluiscono continuamente gli uni negli altri, la profonda connessione della sua arte con il mondo della musica, dell’editoria, della cinematografia 😍

 

Come alla Factory di New York

L’immersione in questo mondo colorato e un po’ “urban” inizia fin dagli ambienti, pensati dalla scenografa Margherita Palli, che ha ricreato gli ambienti neri e argentei della Silver Factory 🤩

Il percorso espositivo del MA*GA si apre con alcuni disegni privati e i primi raffinatissimi bozzetti pubblicitari degli anni cinquanta del Novecento, mentre sui muri si rincorrono le parole di alcune sue celebri frasi *_*

“Già questi suoi lavori dicono molto di un artista colto e riflessivo, che conosce la tradizione, esegue le immagini con una linea semplice finto-infantile in grado di creare leggere silhouette a china, a matita, i cui vuoti parlano quanto i pieni e i riempimenti” sottolinea Zanella.

 

I disegni di quel periodo sono raccolti anche nel libro Gold Book e sono caratterizzati dal tipico stile apparentemente leggero e naif che rende Andy il più ricercato illustratore di accessori femminili dell’epoca.

 

Campbell’s Soup Cans, Flowers Series, Cow Wallpaper

I barattoli di Zuppa Campbell sono forse l’opera più famosa di Andy Warhol e anche quella che probabilmente ha segnato la nascita della Pop Art.

L’artista sceglie di trasformare uno degli oggetti più comuni del mondo in un soggetto di un’opera d’arte 🙂

Warhol sceglie di rappresentare le scatole di zuppa preconfezionata Campbell’s, di cui lui stesso è un accanito consumatore, in tutte le varianti disponibili, riproducendole frontalmente su fondo bianco, ingrandendole fino a occupare l’intera superficie della tela, rendendo così la zuppa un’icona assoluta della modernità.

Ci sono poi le colorate serigrafie Flowers, realizzate per la prima volta nel 1964 che ritraggono l’immagine di fiori di Ibisco ripresi a loro volta da una celebre foto di Patricia Caulfield. Nel corso degli anni vengono manipolate ed interpretate molte volte forse proprio perché si ritiene che essi esprimano la parte più intima dell’artista, quella meno esposta e forse anche la più controversa. Infatti sembrano rassicuranti solo in apparenza: per Warhol l’ibisco segna la caducità del tempo.

Arriviamo alle bellissime “mucche di Andy Warhol”…come non amarle?🤩

Cow Wallpaper è una delle prime stampe del Pop Artist, creata nel 1966 dietro al consiglio del commerciante d’arte Ivan Karp, e che ha come soggetto una mucca riproposta in varie versioni e tonalità di colore.

Pensate che la prima Cow viene creata da una foto presa in una rivista di agricoltura ed esposta sotto forma di carta da parati nella Galleria Leo Castelli, dove fu tappezzata una stanza intera 😮

 

Interview

New York 1969. E’ in questo anno che nasce la rivista destinata a rivoluzionare l’immagine mondiale dell’editoria. Sto parlando di Interview, ideata e fortemente voluta da Andy Warhol, John Wilcok e Gerard Malanga. Una vera e propria pietra miliare dell’editoria il cui successo ha contribuito a tessere con maggiore definizione la scena culturale underground della Grande Mela.

Era la rivista su cui tutti vogliono apparire, rigorosamente in copertina: perché esserci, nella sua epoca d’oro, era l’equivalente di essere eletto personaggio più cool del momento 🙂

A fare la storia di Interview sono state senza dubbio loro, le cover: coloratissime, psichedeliche, modificate in pieno stile Warhol quando nessuno alterava niente. E al MA*GA c’è un angolo con le pareti letteralmente ricoperte dalle copertine del celebre magazine *_*

Si possono ammirare anche diversi i libri d’artista, libri biografici scritti in prima persona, cataloghi di alcune sue esposizioni personali.

 

Warhol e i Kennedy

Anche la politica non rimane immune da una sua spettacolarizzazione. Warhol è ossessionato dalla morte del Presidente ed è terribilmente infastidito dal costante bombardamento mediatico, anche a distanza di tempo. Da questo accanimento nascono undici serigrafie che raffigurano la rappresentazione mediatica dell’assassinio del Presidente John F. Kennedy del 22 novembre 1963 dal titolo Flash (da “Notizie Flash”).

Ma l’omicidio di Kennedy finisce anche per identificarsi con la maschera tragica di Jacqueline Kennedy, nel suo volto immortalato dai mass media appena prima e dopo che rimanesse vedova.

 

The spectacle of death

Osservare le opere di Warhol significa anche guardare, attraverso la lente della sua arte, gli eventi che hanno sconvolto la storia americana e anche quella mondiale: dalla serie dedicata ai Most Wanted Men a Gun, da Knives alla serie delle Sedie Elettriche, dai ritratti di Marylin Monroe e Liz Taylor a quelli di Mao e Richard Nixon fino alle immagini dell’assassinio di John Kennedy.

Warhol osserva e assimila la spettacolarità, talvolta perfino la speculazione del catastrofismo dei titoli giornalistici, descrivendo la violenza con delle immagini, dalle celeberrime sedie elettriche, a quelle dei criminali più ricercati d’America, agli strumenti della violenza, come le pistole e i coltelli, fino ad arrivare a “The Skull” del 1976, il dipinto di un teschio, definito il “ritratto di tutti”. Cose su cui riflettere e che rendono sempre attuale l’opera di Warhol anche a distanza di tanti anni.

 

Electric Chairs

Electric Chairs è una serie basata su una fotografia della camera della morte della prigione di Sing Sing a New York pubblicata il 13 gennaio 1953 in cui mostra con crudezza l’orrore della pena di morte che l’America del tempo non disdegnava di trasmettere in tv 🙁

Secondo me, è una delle sue opere più cariche di tensione: nel vuoto di quella stanza, Warhol ha fermato il tempo ed è riuscito a ritrarre la morte come il silenzio opprimente e l’assenza di vita…

 

Mythical identities

La tensione si stempera con i pezzi della collezione Myths realizzata dall’artista nel 1981, la prima che l’artista realizza usando come soggetto personaggi di fantasia popolari della cultura moderna, al posto dei volti delle celebrità che era solito ritrarre.

Ed ecco quindi Superman, Uncle Sam e il mitico Mickey Mouse per citarne alcuni 🙂

 

Self-portrait

Tra le opere famose di Andy Warhol non si può non citare Self-portrait, realizzato nel 1986. Dopo aver realizzato ritratti di personaggi celebri, Warhol aveva capito di essere diventato a sua volta un’icona: quest’opera è un autoritratto realizzato in varie versioni, ma che a posteriori rappresenta la sua ultima riflessione sulla vita e la morte dei divi. Impossibile non rimanere conquistati dal sguardo che pare già aver raggiunto “un oltre”.

 

Marilyn, Mao, il Vesuvio & Co

Al centro della grande sala che dall’alto fa capolino sulla reception del museo, ecco la scritta a caratteri cubitali WARHOL che sul retro di alcune lettere nasconde piccole panche su cui sedersi per ammirare la serie dei Mao Tsè-Tung, le famosissime opere dedicate Marilyn Monroe, il cui viso appare in una serie infinita di variazioni tecniche e cromatiche destinate, anche queste, a renderla immortale.

Sapevate che ne ha realizzati duemila esemplari in due anni??! 😮

E poi c’è il anche il Vesuvio!

Sì il Vesuvio, voi lo sapevate che Warhol ha riprodotto anche il vulcano italiano?

La serie dal nome Vesuvius è costituita ben 18 serigrafie, nel suo stile, in molti colori. Qui ne trovate alcune delle quali la rossa è quella che ho preferito.

 

“Per me l’eruzione è un’immagine sconvolgente, un avvenimento straordinario e anche un grande pezzo di scultura […]

Il Vesuvio è molto più grande di un mito: è una cosa terribilmente reale”.

Andy Warhol

 

I filmati

Nella sezione finale della mostra il progetto espositivo è reso speciale dall’ampia sezione dedicata alla sperimentazione e all’investigazione di Warhol nei confronti del processo del filmare e del venire filmati.

Sono esposti in versione integrale la pellicola Empire, otto ore e cinque minuti di girato dell’Empire State Building dal tramonto all’alba, e il conturbante Kiss, una ripresa di quasi un’ora di baci tra coppie etero e omosessuali.

E ancora quattro Screen Tests (Salvador Dalì, Bob Dylan, Lou Reed, ed Edie Sedgwick), riprese a camera fissa realizzate puntando la macchina da presa su chi andava a visitare la Factory.

 

Andy Warhol TV

Dal Museo di Pittsburgh sono arrivati in prestito anche i cinque episodi di Andy Warhol’s Fifteen Minutes, prodotti per l’iconica Andy Warhol TV andata in onda dal 1985 al 1987, e i tre spezzoni video del 1981 per il Saturday Night Live, lo show tv più famoso d’America, considerati i vertici dell’opera televisiva warholiana.

 

Exploding Plastic Inevitable

Per la prima volta in Italia, in una saletta, viene presentata la videoinstallazione del regista Ronald Nameth, Exploding Plastic Inevitable, che riprese Warhol mentre, con i Velvet Underground e Nico, compie una performance tra musica, teatro e luci, uno show futuristico per quei tempi e dai tratti psichedelici che tocca diverse città americane: da New York a Los Angeles, da San Francisco a Chicago, a Provincetown.

 

Warhol e la musica

Il personale e sentito rapporto di Warhol con la musica emerge anche dalle cover di dischi che l’artista realizza fin dagli anni cinquanta. Dopo aver conosciuto, frequentato e lanciato i Velvet Underground alla Factory e in tournée, Warhol propone alla band una cover per il loro primo disco disegnando una banana. Da quel momento, molti dei più celebri artisti di tutto il mondo gli chiesero di occuparsi della grafica delle copertine dei loro dischi.

Vi ritroverete davanti ad una parete ricoperta da cover illustrate di vinili: dai Rolling Stones a John Cale, da Liza Minnelli ad Aretha Franklin, da The Smiths a Debbie Harry e persino Loredana Bertè, solo per citare alcune collaborazioni note.

 

Say cheese

E non finisce qui, perché se Andy è stato con ogni probabilità il primo a intuire le sorti del binomio arte contemporanea/comunicazione è sicuramente il primo a intuire le massive potenzialità di un selfie 😉

Allora non poteva mancare una bella cabina fototessera installata dentro al MA*GA, alla fine della mostra: tutti i visitatori sono invitati a scattare il proprio ritratto, che viene stampato con una cornice dai colori accesi che richiama le opere del Re della Pop Art.

Un bellissimo e originale ricordo del viaggio compiuto nel mondo di quel genio di Andy Warhol ! 😍

 

 

La Sala degli Arazzi Missoni

Tra le curiosità anche un nuovo allestimento ad hoc della bellissima Sala degli Arazzi, la sala di rappresentanza del museo decorata dagli arazzi Missoni: Luca Missoni ha curato la nuova esposizione di tessuti e disegni dell’archivio Missoni. “La serigrafia per Wahrol era un modo di fare arte seriale, per noi era un metodo per applicare i colori sul tessuto” ha detto riferendosi al lavoro dei genitori.

Disegni e serigrafie esposte risalgono al biennio 1967-68, proposti proprio in rapporto con gli anni più rappresentativi di Wahrol, al culmine dell’attenzione del mondo artistico e culturale di New York.

 

La mostra di Andy Warhol anche all’aeroporto di Malpensa

L’allestimento della mostra prosegue all’aeroporto internazionale di Milano Malpensa alla “Porta di Milano” del Terminal 1 e propone Andy Warhol’s TV – Special Project, una co-produzione video realizzata da Maga, Meet Digital Culture Center e Sea, dedicata alle produzioni televisive dell’iconico artista.

Un’installazione che offre ai viaggiatori vivaci spezzoni del programma in onda negli anni Ottanta, un dinamico montaggio di interviste alle celebrità dell’universo pop, sfilate di moda e hit musicali. Una compilation che offre uno spaccato della scena artistica internazionale degli anni ’80 incrociando volti, luoghi opere che Warhol ha selezionato, esaltandone i momenti salienti.

 

Nel mondo di Andy

Una mostra davvero unica, che unisce arte, grafica, editoria, dove, sala dopo sala, opera dopo opera, emergono tutti i talenti di Warhol e, insieme, tutte le sue contraddizioni. E nonostante dopo il percorso lo si conosca un po’ di più, Andy Warhol resta un enigma, un uomo in perenne ricerca di approvazione e del proprio posto nel mondo… 💛

“Un voyeur esistenziale, più profondo di quanto avrebbe voluto essere” come lo definisce il curatore Maurizio Vanni

 

“Adoro l’America…le mie immagini rappresentano i prodotti brutalmente impersonali e gli oggetti chiassosamente materialistici che sono le fondamenta dell’America d’oggi.

È una materializzazione di tutto ciò che si può comprare e vendere, dei simboli concreti ma effimeri che ci fanno vivere”

Andy Warhol

 

 

 

 

 

 

Info pratiche

Dove

Museo MA*GA Via E. De Magri 1 Gallarate e Aeroporto di Malpensa

 

Quando

Dal 22 gennaio al 18 giugno 2023

 

Orari

Da martedì a venerdì dalle 10.00 alle 18.00, sabato e domenica dalle 11.00 alle 19.00. Ultimo ingresso 1 ora prima della chiusura. Lunedì chiuso.

 

Ingresso

Biglietto open 14€, intero 12€, ridotto 10€, consultare il sito ufficiale del MA*GA per tutte le specifiche. È possibile acquistare in prevendita online sul sito TicketOne.it oppure alla biglietteria del Museo. L’accesso senza prenotazione è garantito solo in caso di posti disponibili.

Servizio di audioguida 6€ a persona con auricolare monouso oppure scaricando l’App della mostra.

 

Visite guidate

Visite guidate a data fissa con gruppi, max 25 persone:18 € a testa, ogni venerdì e sabato alle ore 18.00. Diverse possibilità per visite guidate per tipologie di gruppi diversi, comprese quelle scolastiche.

Prenotazione visite guidate: +39 3493681345 o visiteguidate@museomaga.it

 

Ingressi gratuiti Ricola

Ricola, in qualità di Main Partner, offre l’ingresso gratuito ai primi 50 visitatori che si prenoteranno presso la biglietteria del Museo o su Ticketone per accedere alla mostra dalle ore 15.00 in alcuni giorni definiti. In occasione delle Giornate Ricola sarà inoltre possibile degustare gratuitamente le benefiche tisane Ricola presso il MA*GABar.

 

Nota Bene

La mostra di Warhol, a giugno, si trasferirà anche a San Marino.

Quindi tutti coloro che abitano in zona o che possono raggiungere facilmente San Marino potranno visitare Andy Warhol Serial Identity! 😉

 

 

 

Altre chicche del Varesotto:

Museo Internazionale del Design Ceramico: MIDeC

Il Museo Civico Floriano Bodini e la mostra di Samuele ARCANGIOLI

Un tesoro nascosto: CAMPONOVO

Villa della porta BOZZOLO

Il CASTELLO VISCONTI DI SAN VITO di Somma Lombardo: l’antica dimora dei signori di Milano

Alla SOARA: l’ex fabbrica Magnesia è la nuova “CASA dell’ARTE di Angera

 

E ci sono anche tanti luoghi splendidi in mezzo alla natura…divertitevi a spulciare nel blog e a scoprirli insieme a me!