IVREA: la città industriale ideale di OLIVETTI oggi Patrimonio Unesco

Ivrea e l’Olivetti

L’azienda Olivetti è la storia della città Ivrea, di chi la abita e l’ha abitata e anche dell’industria italiana.

Ivrea e l’Olivetti sono legati indissolubilmente, non solo nei luoghi della città che l’hanno vista protagonista, ma anche nei suoi abitanti che hanno vissuto un’epoca che resterà per sempre nella loro memoria e nei loro cuori. Non è una storia comune, non è la storia di un’azienda qualunque, è una storia d’amore. Un amore reciproco tra l’azienda e i propri dipendenti. Chiunque abbia lavorato all’Olivetti o abbia avuto i propri cari all’Olivetti la ricorda come se fosse parte della propria famiglia.

 

La città industriale ideale

Il comprensorio Olivetti di Ivrea è molto di più di un insieme di edifici destinati alla produzione. È un distretto a misura d’uomo pensato sia per le funzioni lavorative, sia per quelle extra-lavorative. Così nell’area eporediese ci sono edifici per la produzione accanto a quelli per l’abitare e per la vita sociale, come la biblioteca, la mensa, gli ambulatori sanitari, l’asilo nido. Costruzioni che non rispondono solo a esigenze funzionali, ma che ricercano l’armonia architettonica nel rispetto dell’ambiente attraverso una pianificazione urbanistica.

Una Silicon Valley italiana in cui è forte il legame tra territorio, dipendenti e realtà industriale.

 

La fondazione

Il 29 ottobre 1908 l’ingegnere Samuel David Camillo Olivetti, detto solo Camillo Olivetti, titolare di una fabbrica di apparecchiature elettriche, la Cgs (Centimetro Grammo Secondo) con sede a Milano, ispirato, pare, anche da ciò che aveva imparato durante un anno trascorso in California a Palo Alto, costituisce a Ivrea la “Ing. C. Olivetti & C.”, la “Prima fabbrica nazionale di macchine da per scrivere“, come si poteva leggere sull’insegna posto sulla “la fabbrica in mattoni rossi” come viene tutt’ora chiamata.

Camillo inizia la sua avventura con appena quattro ragazzi che sanno poco o nulla di macchine da scrivere. Studiano, provano, sbagliano e continuano a provare e riprovare finché non riescono a creare da zero, tre anni dopo, nel 1911, la prima macchina da scrivere italiana!

La prima macchina da scrivere costruita da Olivetti nel 1911 fu chiamata M1 e venne presentata all’Esposizione Universale di Torino e fu subito un successo.

Iniziò immediatamente la produzione, completamente manuale, delle prime 100 macchine da scrivere italiane acquistate dalla marina italiana. Arrivarono poi altri ordini da tutta Italia e la fabbrica si ingrandì fino ad arrivare in poco tempo a più di 200 operai.

Camillo Olivetti continuò la sua corsa verso il successo fino allo stop dovuto alla grande guerra, quando dovette reinventarsi producendo componenti per aeroplani al posto delle macchine da scrivere.

Dopo la guerra riprese a produrre macchine da scrivere fino al 1926, quando suo figlio Adriano Olivetti arrivò in azienda.

 

Imprenditore, intellettuale, politico, editore. Adriano Olivetti è stato molte cose,

ma soprattutto un ingegnere chimico poliedrico e visionario,

che ha cambiato le regole della produzione industriale, anticipando i tempi e disegnando una fabbrica a misura d’uomo

 

Adriano Olivetti: tra storia e utopia

Adriano Olivetti entra a far parte dei quadri dirigenziali della società nel 1926 e nel 1932 diventa direttore. Da allora, grazie al suo spirito d’iniziativa e al suo carisma, la Olivetti conosce un periodo di crescita senza precedenti che le permette di diventare uno degli attori principali del mercato tecnologico mondiale.

Nel 1938 Adriano assume la carica di presidente della società e inizia un percorso di completa revisione della linea di prodotti a marchio Olivetti debuttando, a cavallo tra gli anni Quaranta, anche nel settore delle telescriventi, delle calcolatrici, dei mobili e delle attrezzature per ufficio.

Adriano Olivetti dà un contributo fondamentale a questa espansione che impresse uno stile e una cultura che faranno dell’azienda un esempio unico nella storia industriale italiana ed europea. Sotto la guida di Adriano, negli anni Cinquanta, la Olivetti registrò una crescita straordinaria, creando modelli che divennero un simbolo dell’Italian style, come la Lexikon 80, la Lettera 22 (quella che avevo anche io!), forse la portatile più famosa, la calcolatrice Divisumma, la MC 24.

Ma soprattutto lascia un’impronta indelebile nella storia di un’azienda e di un territorio, un segno inconfondibile nell’industria italiana ed europea.

In un momento di forte espansione dell’azienda, ma anche di delicati impegni derivanti dallo sviluppo dell’elettronica e dall’acquisizione della Underwood, Adriano Olivetti muore improvvisamente durante un viaggio in treno da Milano a Losanna: è il 27 febbraio 1960. Lascia un’azienda presente su tutti i maggiori mercati internazionali, con circa 36.000 dipendenti.

 

Ivrea, Città industriale del XX secolo

La cultura, l’eredità edilizia e urbanistica di Olivetti hanno lasciato alla città di Ivrea una testimonianza dei più alti progetti industriali italiani del Ventesimo secolo.

Un insieme di fabbriche ed edifici che la città ha voluto conservare e rilanciare, fondando dapprima il MAAM (Museo dell’architettura moderna di Ivrea) e candidandosi poi per la lista del patrimonio mondiale dell’Unesco.

 

Il MaaM

Il MaaM, Museo dell’Architettura Moderna di Ivrea, vero e proprio museo a cielo aperto, si snoda in percorsi pedonali lungo Via Jervis, là dove si ergono ancora gli edifici della fabbrica Olivetti, simboli viventi del riformismo olivettiano. Lungo quasi un chilometro, il percorso permette di ammirare i mattoni rossi del primo corpo di fabbrica delle officine ICO (acronimo di Ing. Camillo Olivetti) reperto industriale del 1896, e i successivi ampliamenti.

I 71 ettari di proprietà privata del sito sono uno spaccato modernissimo che parla di futuro. Qui sorgono 27 edifici progettati tra gli anni ’30 e ’60 dai più famosi architetti e urbanisti dell’epoca. Capolavori dello stile contemporaneo e razionalista che riflettono una visione innovativa dei rapporti produttivi e che hanno reso il comune piemontese la “città industriale del XX secolo”.

Un contributo fondamentale in tal senso fu dato dai designers chiamati a progettare gli spazi che scandivano la vita lavorativa e sociale. Ambienti armonici e funzionali perfettamente integrati nel territorio, dove il moderno conviveva con l’antico senza divisioni di sorta tra spazi cittadini e aree produttive.

Una passeggiata tra le opere architettoniche lasciateci in eredità da Adriano Olivetti è il modo migliore per comprendere meglio i sogni e i progetti di un uomo che fu tra le migliori menti della sua epoca. Un viaggio alla scoperta del suo sogno e della sua storia.

Una storia, quella della città industriale del XX secolo e quella di Adriano, che si intreccia col welfare creato di pari passo con la sua visione industriale, un modello di sviluppo alternativo a quello tradizionale.

 

Un’azienda per i lavoratori

La città industriale di Ivrea rappresenta un esempio concreto, tangibile, di un nuovo modo di produrre che coniugava profitto, qualità della vita, solidarietà sociale, crescita culturale.

Adriano Olivetti e il suo gruppo dirigente, oltre alla fabbrica e al prodotto, rivolsero grandi sforzi per migliorare la qualità della vita degli uomini che vivevano e lavoravano nell’azienda. Con questo fine l’Olivetti si dotò di ambienti particolari e all’avanguardia.

 

La storia lungo un viale

Ancora oggi, in Via Jervis di fronte alla ICO, sorge il Centro Servizi Sociali, palazzina realizzata nella seconda metà degli anni Cinquanta per ospitare non solo i lavoratori ma tutti gli abitanti di Ivrea. Studiata da Figini e Pollini era una struttura innovativa con giardini pensili per mantenere il contatto con la natura “perché fa bene alla salute”, diceva Adriano. Un centro dove i dipendenti potevano trovare medici, dentisti, psicologi e assistenti sociali ma non solo, anche una biblioteca, un asilo nido e una scuola materna dove le donne lavoratrici potevano lasciare i propri bimbi prima di recarsi al lavoro.

Altrettanto innovativo è il Centro Studi e Esperienze realizzato da Eduardo Vittoria, con un disegno che ricorda molto da vicino le opere di Frank Lloyd Wright. Altro emblema architettonico dell’olivettismo è l’Unità Residenziale Ovest, nota come Talponia, è una vera e propria opera di land architecture perfettamente mimetizzata e integrata con l’ambiente naturale circostante.

Il soprannome deriva forse dagli oblò posti sul tetto calpestabile che sembrano tanti sbocchi di tane di talpe. E’ un grande complesso semicircolare lungo 300 metri costruito da Renzo Gabetti e Aimaro Isola fra il 1968 e il 1971 che ingloba 82 cellule residenziali simplex e duplex destinate a ospitare i dipendenti residenti temporaneamente ad Ivrea.

Inglobata nel complesso olivettiano c’è la Chiesa di San Bernardino. Pensate che la cappella del convento francescano costruito nel 1456, conserva una delle più importanti testimonianze rinascimentali del Piemonte!

E ancora ci sono la Centrale Termoelettrica, la mensa, le case del Borgo Olivetti e del Quartiere Castellamonte, i due Palazzi Uffici e l’Unità Residenziale di Ivrea Centro. Tutti edifici che hanno conservato i caratteri architettonici dei progetti originari.

 

Il Visitors Center

Il Visitors Centre del sito Unesco è un bijou e ospita installazioni e materiale fotografico della storia degli edifici, strutture uniche al mondo che catapultano il visitatore in un passato futuristico, alcuni plastici e cartelloni con un po’ di storia della famiglia Olivetti.

E poi potete ammirare alcuni modelli delle iconiche macchine da scrivere dell’azienda, riviste di design e bellissime locandine di un tempo!e😍

 

Noi abbiamo fatto il percorso esterno lungo Via Jervis perché con noi c’era Maya, la nostra cucciolona, e io sono riuscita ad entrare e curiosare all’interno del Visitors Centre, ma so che si possono prenotare tour guidati, alcuni dei quali portano anche a vedere gli interni degli edifici!

Mi piacerebbe un sacco parteciparvi!

Magari la prossima volta 😉

 

La Olivetti Patrimonio Unesco

Il 1º luglio 2018 la città industriale di Ivrea è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco.

L’omaggio dell’Unesco al “capitalismo dal volto umano”: un riconoscimento al modello urbanistico e alla politica del capitano d’impresa che metteva sullo stesso piano profitto e solidarietà.

La cittadella della Olivetti è diventata il 54° sito Unesco italiano come “Città ideale della rivoluzione industriale del Novecento”. Un riconoscimento importante a quello che oggi è un autentico museo a cielo aperto di architettura dagli anni 30 agli anni 60 del Novecento, la cittadella industriale concepita da quell’imprenditore illuminato e progressista che è stato Adriano Olivetti. Qui negli Anni 50 non solo si producevano oggetti cult di design, come la macchina da scrivere Lettera 22 premiata nel ’59 come “miglior prodotto degli ultimi cento anni”, ma si sperimentava anche un innovativo sistema di gestione industriale e si pensava a come migliorare la qualità della vita degli operai con i servizi e l’urbanistica.

E purtroppo credo che sia questo ciò che si è perso della lezione di Adriano: l’approccio che ha come obiettivo l’uomo e la qualità della sua vita. La capacità di agire in maniera programmatica inseguendo un’idea di società, di città, di Comunità, mettendo al servizio di questa sia la qualità estetica che il profitto 😢

 

Altre curiosità

La Programma 101, considerata da molti studiosi come il primo personal computer della storia, permette alla Olivetti di rubare la scena alle aziende elettroniche giapponesi e statunitensi, impressionando molti dei visitatori che si recano alla Fiera mondiale di New York del 1965.

Nonostante la scarsa pubblicità, si trattava di un prodotto rivoluzionario: ne furono vendute 44mila esemplari al costo di tremila dollari del tempo. Persino la NASA ne acquistò dieci, da utilizzare nell’ambito della Missione Apollo in vista dello storico allunaggio!😮

 

Elea 9003 è il primo mainframe di produzione europea concepito da Mario Tchou. La sua commercializzazione fa da preludio allo sbarco e all’espansione della Olivetti sui mercati mondiali 🤓

 

Ancora oggi l’Olivetti è riconosciuta come modello di riferimento in tutto il mondo. Pensate che Steve Jobs ha tratto ispirazione dai negozi monomarca Olivetti per ideare gli Apple Store e Jack Ma si è ispirato al modello organizzativo di Olivetti per fondare Alibaba, il colosso cinese di e-commerce 🤓

 

Un sito da visitare!

Di Adriano Olivetti è stato detto e scritto tanto: l’uomo del futuro, un visionario, una persona che ha cambiato le regole dell’industria disegnando una fabbrica a misura d’uomo. E non ultimo, ha trasformato una piccola cittadina piemontese in un punto di riferimento, un esempio per economisti, scrittori, intellettuali 🤓

 

Una storia che dovrebbe essere studiata nelle scuole ed essere oggetto di riflessione da parte di chi ha pubbliche responsabilità e potrebbe trarne utili elementi per immaginare, colmando pesanti ritardi e grandi torti, un futuro per modelli di politiche e relazioni industiali “a misura d’uomo”.

 

“Io voglio per noi una fabbrica piena di luce e di bellezza, perché la bellezza rende migliori. La bellezza è equilibrio. La bellezza è rapporto con la Terra e con la Natura. E voglio una fabbrica che produca anche cultura, perché la cultura ci rende liberi. E voglio orari di lavoro corti, che diano il tempo di acculturarsi, di leggere, di accrescerci spiritualmente. E voglio che le donne in maternità abbiano un anno intero di congedo. E voglio servizi sanitari per i nostri operai che siano all’avanguardia e la possibilità per loro di accedere all’espressione migliore di tutte le arti: penso alla cinematografia per esempio. Io voglio che la Olivetti non sia solo una fabbrica, ma un modello, uno stile di vita, voglio che produca libertà e bellezza perché saranno loro, libertà e bellezza a dirci come essere felici”

Adriano Olivetti

 

Un sito che forse è ancora poco conosciuto e un poco sottovalutato, sicuramente da valorizzare ancora di più, ma che secondo me merita assolutamente una visita se siete ad Ivrea!🤩

 

 

 

Info Pratiche

Come arrivare ad Ivrea

In auto:

da Torino autostrada A5 Torino-Aosta uscita Ivrea

da Milano autostrada A4 Milano-Torino, svincolo A4-A5 Santhià-Ivrea, A5 direzione Aosta uscita Ivrea

da Genova autostrada A26 Genova-Gravellona, prendere A26 direzione Alessandria-Santhià, svincolo A4-A5 Santhià-Ivrea, A5 direzione Aosta, uscita Ivrea

 

In treno:

da Milano linea Milano-Torino, cambio a Chivasso e linea Torino-Aosta, fermata stazione di Ivrea

da Alessandria linea Genova-Torino con cambio a Torino Porta Nuova; linea Torino-Aosta e fermata stazione di Ivrea

da Torino linea Torino-Aosta e fermata stazione di Ivrea. E’ possibile prendere il treno in direzione Ivrea sia dalla stazione di Torino Porta Nuova che da quella di Torino Porta Susa per raggiungere dopo circa un’ora di viaggio la stazione di Ivrea.

 

Informazioni

Ivrea UNESCO Visitor Centre

Via Jervis 11, Ivrea (TO)

Tel 379 169 4756

musei@comune.ivrea.to.it

Orari: martedì-domenica dalle 10 alle 18, lunedì chiuso

 

La visita

La visita alla città industriale di Ivrea si può organizzare autonomamente in qualsiasi momento seguendo la segnaletica del Maam (Museo Architettura Moderna).

E’ possibile prenotare anche visite guidate sia degli ambienti esterni che interni contattando il Visitor Centre

 

 

 

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